Due ospiti che ci hanno trasmesso passione, coscienza civile, coraggio e anche fiducia: Alfredo Fabbrocini, capo della Squadra Mobile di Napoli e Luciana Esposito, autrice del libro “Nell’inferno della Camorra di Ponticelli”. Due protagonisti, nelle rispettive professioni e ruoli (Esposito è anche direttore del giornale online Neapolitan.it, osservatorio sulle dinamiche camorristiche della periferia orientale di Napoli) della continua lotta al crimine organizzato. Il dott. Fabbrocini a dispetto della giovane età ha una carriera importante alle spalle che ha cumulato in altre città d’Italia, fino a poter approdare nella sua città d’origine nel prestigioso incarico di capo della Squadra Mobile. Che a Napoli, ha precisato, è la più corposa – quanto ad addetti – d’Italia: segno della rilevanza della necessità di contrastare la camorra e più in generale fenomeni criminali che non sempre si esauriscono nel fatto di sangue o nel reato che suscita clamore, ma che purtroppo abitano in una zona grigia difficile da perimetrare ed estirpare. La conferma di questa visione è nelle pagine del libro firmato da Luciana Esposito, che parla del suo quartiere, Ponticelli, in realtà descrivendo dinamiche, sociali prima che criminali, che si replicano in ogni parte della città. Esposito si spinge a un’affermazione cruda quanto significativa: le storie raccontate, i gesti, i comportamenti perfino la mimica di chi appartiene o fiancheggia la camorra, appaiono le stesse in ogni quartiere, quasi come se fossero trasmissione di un codice genetico. Una realtà con la quale, come è emerso dal dibattito finale, l’associazionismo è chiamato a confrontarsi quotidianamente per affinare il suo apporto di servizio alla società.